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Procedono a ritmi accelerati i lavori di ristrutturazione della Casa di Ale. Con la condivisione di tutti i partner per un progetto sempre più ambizioso nei suoi obiettivi.

Procedono a ritmi accelerati i lavori di ristrutturazione della Casa di Ale. Con la condivisione di tutti i partner per un progetto sempre più ambizioso nei suoi obiettivi.

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Dall’idea alla realizzazione della Casa di Ale, non è certo trascorso troppo tempo… Nata dalla specifica esigenza personale di una famiglia che si è improvvisamente trovata a dover gestire la disabilità di un bambino, con tutte le difficoltà logistiche che questa comporta, la Casa di Ale ha ben presto superato i limiti del caso personale, per assurgere a qualcosa di molto più grande.

Grandi passi avanti

I lavori sono iniziati a gennaio, ma procedono molto velocemente: in cantiere si è infatti già arrivati alla fase dell’installazione degli impianti. Si avverte una grande volontà di portare avanti il progetto, sia da parte dell’impresa, che dei singoli partner, tra i quali Hoval, che vi stanno dedicando particolare attenzione. Buone notizie, dunque, tanto da poter quasi già confermare che a fine giugno la Casa di Ale, almeno all’interno, potrà finalmente essere ultimata. I lavori di completamento del giardino esterno richiederanno invece probabilmente qualche tempo in più.

Consolidamento del network

Proseguono costantemente anche le attività di comunicazione collegate al progetto.

“All’interno della casa – racconta Marco Meroni, il papà del bambino - stiamo progettando l’installazione di un braccio robotico che Ale potrà comandare per poter muovere il suo arto destro raggiungendo una maggiore indipendenza motoria. Anche questo nasce dalla collaborazione con partner che ci consentono di poter utilizzare tecnologie molto evolute praticamente a costo zero. E di creare un prototipo replicabile per altre condizioni di disabilità”.

Il braccio robotico è solo uno dei tanti esempi: si sta lavorando anche all’industrializzazione di porte speciali, nate dal progetto di un designer austriaco che Marco Meroni ha avuto occasione di conoscere l’anno scorso.

“Erano state concepite come oggetti artistici – continua Meroni – ma ho proposto al designer un salto di qualità: industrializzare il progetto e renderlo disponibile per le persone disabili a un prezzo ridotto: il meccanismo consente infatti di aprire e chiudere la porta con la semplice pressione di un dito”.

Concept house e Living Lab

“Stiamo lavorando a una doppia anima della casa – conclude il papà di Ale - da un lato creiamo una concept house, per  fornire informazioni al pubblico, alle aziende, agli architetti interessati a gestire nel modo migliore le esigenze delle persone disabili. Contemporaneamente però realizziamo anche il Living Lab, uno spazio dedicato a chiunque voglia testare nuove soluzioni per la disabilità, contestualizzate in un ambiente reale e concreto. Con uno spirito comune di networking e di condivisione."