Le principali novità del nuovo Conto Termico

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Il conto termico si aggiorna e diventa 2.0 con un ulteriore passo per l'efficienza energetica negli edifici. Ecco le prime novità

Un ulteriore passo per l'efficienza energetica negli edifici

Conto termico. Doveva essere la risposta dei consumi termici al Conto energia elettrico che ha avuto un ruolo fondamentale nel successo sia del fotovoltaico, sia dell'eolico e che ha spazzato via tutte le incertezze relative alle incentivazioni in conto capitale. Il sistema è semplice. L'incentivo è indissolubilmente legato all'energia prodotta, e messa in rete. Niente produzione d'energia, niente CO2 evitata, niente incentivi.

Semplice, intuitivo ed efficace.

E non è un caso che il Conto energia, inventato da uno dei padri delle rinnovabili nel 1999 in Germania, Hermann Scheer, si sia diffuso in tutto il mondo con il nome di feed in tariffs. Chiaro che un meccanismo con un successo simile si sia voluto replicarlo anche per l'energia usata per la climatizzazione, che rappresenta a livello europeo, il grosso dei consumi energetici delle abitazioni con un 26,8% contro il 25,1% dell'industria e il 31,6% dei trasporti, in termini d'energia primaria. La prima formulazione del Conto termico energia ha avuto, in Italia, uno scarso successo.


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Nel 2014, secondo il report di Estif, l'Italia era solo all'11% dell'obiettivo fissato al 2020 per questa fonte e allora il legislatore è intervenuto di recente varando il Conto Termico 2.0 che è in vigore dal 31 maggio 2016. L'intenzione è quella di potenziare, semplificandolo, innovandolo e aumentandone il raggio d'azione, il precedente Conto termico. La dotazione a livello d'incentivi è importante. Siamo a 900 milioni di euro l'anno, dei quali 200 per la pubblica amministrazione. Quindi 700 milioni tra privati e imprese.

Le principali novità

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Ma non basta. Sono stati ampliati, infatti, sia le modalità d'accesso, sia la platea dei soggetti, sono stati inseriti nuovi interventi d'efficienza energetica, praticamente un obbligo visto il ritmo dell'innovazione, è stata aumentata la dimensione massima degli impianti incentivabili, è stata snellita la procedura d'accesso e, cosa fondamentale in tempi di crisi è stato aumentato il flusso economico degli incentivi.

Il pagamento in un'unica rata è stato aumentato da 600 a 5.000 euro, mentre i tempi di pagamento passano da sei a due mesi. Provvedimenti questi ultimi indispensabili per garantire l'efficacia degli incentivi sia dal lato aziende, sia da quello degli utenti finali. 
Sul fronte dei soggetti ammessi ci sono due grandi categorie: le pubbliche amministrazioni e i soggetti privati che hanno possibilità d'intervento diversi che vedremo in seguito nel dettaglio. La distinzione s'è resa necessaria sia per "limitare" la platea privata, in Italia ci sono 24 milioni d'abitazioni abitate da residenti, che se dovessero efficientarsi tutte in maniera radicale nello stesso momento produrrebbero un "go and stop" sul fronte dell'incentivazione per esaurimento fondi, sia per consentire alla pubblica amministrazione d'essere d'esempio verso i cittadini e le imprese che possono essere accompagnati nell'utilizzo delle tecnologie ammesse a incentivazione.

Si tratta, quindi, di una modulazione della politica incentivante in parallelo a quella industriale che vuole tracciare una road map costante nel tempo. La soluzione migliore per il tessuto economico del paese fatto da aziende, professionisti, installatori e utenti finali. 

Nei prossimi post vedremo nel dettaglio gli incentivi per la Pubblica Amministrazione e successivamente per i privati.

Autore
Sergio Ferraris
Giornalista scientifico